È una bella giornata di primavera; nel borgo tutti sono ben vestiti per festeggiare il Santo Patrono… da lontano si sente un suono che si avvicina a poco a poco: è la Banda.
L’anziano afferma: “Questa musica è Vita”!
Il bimbo non sa perché, ma ha il cuore pieno di gioia; solo il giovane studente, avvezzo a frequentare discoteche e ad ascoltare in cuffia il rapper del momento, è forse indifferente al fascino di questo suono…
E’ la banda! Questo strano organismo musicale, troppo “serio” per essere “popolare”, troppo “popolare” per essere “serio”, che prima cammina con fatica precedendo il Santo in una processione, poi siede in cassa armonica dando vita alla cosiddetta lirica dei poveri?
Siamo soliti guardare alla banda come se dovesse essere a senso unico: al generale servirà per le parate, al prete per le processioni, qualcun altro se ne servirà per i carnevali, mentre il maestro di Conservatorio la guarderà con miserevole compassione, pensando ai concerti.
Questo limite visuale crea confusione e ci porta a pensare che la banda sia solo quella che avete appena sentito: suono gioioso e festa, a volte rumore, nulla di impegnato, nulla a che fare con la musica colta.
Provate ora a pensare al pianoforte: non lo trovate forse in Conservatorio, in sala da concerto, al piano-bar, dalle suore ed in qualche talk-show?
Pensate ora all’orchestra: è definita “orchestra” quella della Scala, ma anche quella di San Remo; è definita “orchestra” quella di Berlino, ma anche quella di Casadei.
Però, ora, a nessuno capita di generalizzare: si sa che l’orchestra di Santa Cecilia è cosa diversa da quella di Domenica In.
Con la banda, invece, si fa di tutta l’erba un fascio: l’immaginario collettivo identifica la banda solamente in uno spernacchiante complesso pseudo-folkloristico come lo si vede, talvolta, in qualche trasmissione televisiva.
E invece no. Se pensate che la banda suona seduta, quando è in concerto, in piedi, in circostanze ufficiali eseguendo inni, e marciando, in parate, sfilate e processioni, già avete identificato 3 campi d’azione differenti nei quali il tipo di musica che viene proposto non è mai il medesimo.